Il fratello della pop star pubblicherà a breve un romanzo per far luce sulla vita e sulla morte di un idolo

Solo «la preghiera ed il confronto con le persone care» hanno trattenuto Jermaine Jackson dall'aiutare suo fratello Michael a fuggire dall'America dopo lo scandalo sulla sua presunta pedofilia.

In seguito ad lungo processo durato 5 mesi, nel 2005 la star del pop è stata assolta da tutte le accuse di pedofilia che erano state avanzate contro di lui.

Poco dopo l'inizio del processo Jermaine aveva rilasciato un'intervista nella quale affermava che avrebbe voluto aiutare il fratello a fuggire nel Bahrain - paese che non prevede l'estradizione per i cittadini americani - perchè era convinto si trattasse di una montatura.

Jermaine Jackson tuttavia ora precisa che non avrebbe mai aiutato il fratello a fuggire se fosse risultato colpevole.

Secondo Jermaine Michael fu ingiustamente accusato e sottoposto ad una serie di violenze psicologiche tra le quali l’irruzione della polizia in casa che strappò i materassi, le manette come forma preventiva di cautela oltre che le intimidazioni dei giudici e dei servizi sociali a tutela dei bambini.

«Cosa dovevo pensare? Eravamo davanti ad un processo giudiziario imparziale o ad una caccia alle streghe? Così, non importa se ho agito razionalmente o irrazionalmente, ho escogitato un piano. Prima ancora del verdetto… Perchè mi sono detto: "Guarda quello che stanno facendo a mio fratello. Lo stanno trattando in modo corretto?". Così ho ideato un piano. In un secondo momento, però, mi sono affidato alla preghiera e ho lasciato che le cose andassero come dovevano andare», ha spiegato Jermaine Jackson al programma televisivo inglese This Morning. «Da fratello, prima della sentenza, avevo sì pensato ad una scappatoia».

La star del pop è deceduta nel 2009 a causa di un'intossicazione grave da Propofol. Il suo medico personale, il dottor Conrad Murray è stato accusato di omicidio colposo, che ha prontamente smentito. Il processo dovrebbe iniziare tra due settimane: Jermaine e tutta la famiglia Jackson sperano che si faccia finalmente luce sulla morte di Michael.

Quando è deceduto il cantante stava allenandosi per affrontare il prossimo tour mondiale «This Is It». Il fratello riferisce tuttavia di averlo trovato “strano” durante le prove:

«È un dubbio che perseguita tutta la mia famiglia... Ho assistito con i miei occhi alle prove del tour e so che Michael era dipendente dal Propofol proprio per le quantità che gli venivano somministrate…», ha spiegato.

Jermaine Jackson ha scritto un libro su suo fratello, intitolato «You Are Not Alone: Michael Through a Brother’s Eyes» nel tentativo di far capire alla gente chi era veramente Michael Jackson e smentire le falsi voci che circolano sulla sua vita personale.

«Per mia madre (il processo, ndr) è stata un'assurdità. Ma noi come famiglia ricordiamo gli esordi di nostro fratello. Tutto quel successo era solo un'illusione. Siamo nati per stare sul palco, questo sì, ma non abbiamo mai perso il senso comune, l'umiltà come esseri umani. Questo è stato detto di nostro fratello ed è anche questo che alla fine l'ha ucciso. Dopo questo episodio siamo più uniti che mai. Ora Michael è morto, noi siamo disperati, col cuore a pezzi».

«Sfido chiunque legga il libro ad affermare che quella raccontata non è la verità».

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