Ermal Meta non è un fan della trap.

Lo ha dichiarato nella sua ultima intervista con Il Corriere della Sera raccontando che le prime parole di italiano gli sono entrate in testa proprio grazie alla musica di grandi artisti nostrani.

'Ho masticato musica sin da bambino. Mamma era violinista classica, tutta casa e spartito. Dell’Albania ricordo solo cantanti di regime e musica popolare. Ascoltavo musica internazionale. Poi ho scoperto le canzoni italiane con “Almeno tu” di Mia Martini e “Mare mare” di Carboni. Arrivato a Bari la colonna sonora delle prime cotte è stato Venditti. Per imparare la lingua, scrivevo su un quaderno le parole che non capivo', racconta Ermal Meta al quotidiano.

L’infarinatura musicale dal tocco classico rende Meta molto distante dal sottogenere musicale dell'hip hop.

'Ci sono cose interessanti e altre che fanno rabbrividire - ammette il 37enne - Ghali è un mix di culture, “Cara Italia” è intelligente: abbiamo qualcosa in comune. Per il resto ogni brano poggia sulla cultura del genere cui appartiene. E nella trap ci sono sfumature poco utili ai teen'.

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