La Micheal Jackson Estate ha intentato una causa da 100 milioni di dollari (88 milioni di euro) a HBO per la diffusione di un documentario sui presunti abusi sessuali del Re del Pop.

Il documentario, intitolato Leaving Neverland, ruota attorno a due uomini che raccontano di essere stati molestati dal cantante quando erano ancora dei bambini. Per avvicinarsi a loro, Jackson allacciò dei rapporti di lunga durata con le famiglie dei due minori, Wade Robson e Jimmy Safechuck, rispettivamente di 7 e 10 anni. Nel film, i due parlano dettagliatamente degli abusi e di come le violenze subite abbiano condizionato il resto delle loro vite.

Il docufilm, che verrà rilasciato negli U.S.A. il 3 marzo, ha scatenato la rabbia degli eredi della star.

'Penso che tutti possano chiaramente concordare con il fatto che il vostro “documentario” sia zeppo di “presupposizioni significative” - si legge nella lettera scritta dalla famiglia e affidata ad Association Press -. È difficile immaginare accuse più gravi contro qualcuno'.

Secondo il The Blast, oggi i Jackson hanno scelto di agire per vie legali, chiedendo il maxi risarcimento al network americano. La famiglia di Michael farà leva sulla “relazione contrattuale di lunga data” tra il cantante, scomparso nel 2009, e HBO, reo di aver violato una clausola sulla non-diffamazione.

'HBO ha violato un contratto che prevedeva di non diffamare Michael Jackson attraverso la produzione e la vendita al pubblico di una maratona unilaterale di accuse gravi su un uomo che non è più qui per potersi difendere', si legge sul sito.

'HBO avrebbe dovuto assicurarsi che i fatti raccontati in Leaving Neverland avessero una veridicità nelle fonti, un controllo delle informazioni e una controparte. Invece hanno scelto di finanziare e produrre un film, pur sapendo che i due soggetti hanno per anni testimoniato sotto giuramento e detto alle loro famiglie, amici e forze dell’ordine che il Sig. Jackson non aveva fatto nulla di inappropriato a nessuno di loro'.

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