Pat Houston e l’intera famiglia hanno provato ad aiutare la compianta Whitney Houston a uscire dal tunnel della dipendenza da droghe e alcol.

La cantante ha lottato per anni per riuscire a scacciare i suoi demoni prima della tragica morte, avvenuta per annegamento in una vasca da bagno nel 2012.

In un’intervista rilasciata allo show televisivo americano The Talk, Pat, cognata di Whitney, ha inoltre rispedito al mittente le cattiverie secondo cui la famiglia non abbia fatto abbastanza per salvare la star di 'I Will Always Love You' da se stessa.

'Durante la registrazione del suo album del 1987, io e Whitney abbiamo lavorato insieme in un momento molto particolare. Avevo visto tanto ed ero scioccata, sapevo che le serviva aiuto - ha dichiarato al programma televisivo Pat, che all’epoca lavorava come assistente di Whitney -. Ne abbiamo parlato, abbiamo contattato i suoi agenti, che ci dissero esattamente cosa doveva essere fatto e io e Gary (il marito di Pat, ndr), insieme alla madre (Cissy), decidemmo di intervenire'.

I tre provarono a convincere Whitney a chiedere sostegno psicologico. La star accettò il consiglio recandosi in una struttura specializzata, la Hope for Women, ma purtroppo il tentativo si dimostrò vano.

'Lo fece semplicemente per tenerci lontani, ma almeno ci stava provando. Dopo quell’esperienza, stava ancora peggio. Così l’abbiamo costretta con la forza ad andare in rehab. Per tre mesi non mi ha rivolto parola. Non le piaceva il fatto che qualcuno la stesse costringendo a fare qualcosa contro la sua volontà'.

Whitney è stata trovata priva di vita nella vasca da bagno di una suite del Beverly Hills Hotel l’11 febbraio 2012.

Al momento del decesso, la star era sotto effetto di droghe.

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