Ha 36 anni ed è un vero punto di riferimento per i giovani rapper. Con quattro dischi in quattro anni, Guè Pequeno è sempre in vetta alle classifiche: un risultato che non è arrivato a caso. 'Non mi sono mai seduto sugli allori e, al contrario di quello che dice la gente, ho mantenuto una certa umiltà. Ma sono la passione per questa musica e la ricerca che faccio, trascorrendo sei mesi all’anno all’estero, a permettermi di rimanere a questo livello. Non ho l’ambizione di fare pop, ma nel mio campionato mi difendo bene'.

Guè non ambisce a diventare il più cliccato. 'Per avere milioni di visualizzazioni o fai “Gangnam Style” o hai un pubblico di bambini oppure devi fare una hit super nazional popolare. È difficile vincere contro la dittatura degli undicenni, ma se il metro del successo devono essere le “views” perché dei ragazzini di prima media ti cliccano, allora no grazie'.

Come si vede nel futuro? 'A quarant’anni vorrei essere un Bushido o un Booba italiano, grandi rapper europei che vendono, fanno il tutto esaurito ai live e vengono ascoltati dai giovanissimi. (…) Comunque lotto per la meritocrazia, perché mi venga riconosciuto uno status. In futuro mi piacerebbe sempre stare nella musica, ma non è detto. Per adesso non mi pongo il problema'.

Quanto a musica e importanza del merito, commenta infine: 'L’Italia va avanti sulla moda del momento. E la moda del rap esiste. Una grossa fetta di gente che mi ascolta non sa cosa ho fatto nella mia carriera'.

LATEST NEWS